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Sorveglianza sanitaria e sicurezza alimentare: l’importante ruolo degli Istituti Zooprofilattici

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Intervista a Monica Cagiola, Direttore  Dipartimento Polo Ricerca Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche “Togo Rosati” a Perugia

Pochi sanno che gli Istituti Zooprofilattici vigilano costantemente sulle malattie degli animali e sull’igiene delle produzioni animali e di conseguenza assicurano la bontà delle carni che arrivano sulle nostra tavole.

Abbiamo incontrato Monica Cagiola che, attraverso le sue ricerche, ha rafforzato notevolmente il paradigma della sicurezza  attraverso lo studio di innovativi  vaccini e reagenti diagnostici da impiegare per  contenere la diffusione di  malattie infettive, alcune anche  a carattere zoonosico e per contrastare il dilagante fenomeno dell’antibioticoresistenza

Qual’è il ruolo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche nel controllo e monitoraggio delle malattie animali?

L’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche rappresenta lo strumento tecnico-scientifico ed operativo del Ministero della Salute e delle Regioni Umbria e Marche per quanto riguarda: la sanità animale, il controllo di salubrità degli alimenti di origine animale e dei vegetali non trasformati, l’igiene degli allevamenti, il benessere degli animali ed il corretto rapporto tra insediamenti umani, animali ed ambiente.

Quali sono le principali aree di intervento dell’Istituto per garantire la sicurezza sanitaria degli animali e, conseguentemente, della popolazione?

Da sempre l’Istituto ha investito notevoli risorse nel settore della Sanità Animale mediante un Servizio Diagnostico che si esplica ad ampio raggio nell’ambito dei settori di maggior interesse zootecnico (bovino, suino, cunicolo, …) e si realizza con prestazioni che non si limitano alle sole analisi di laboratorio, ma che comprendono anche interventi in allevamento mediante l’accertamento dei livelli del Benessere Animale  che è funzionale all’attività di certificazione delle filiere alimentari, in linea con le attuali direttive dell’U.E.

I processi core della sanità animale sono tre: Sorveglianza attiva: controllo delle patologie sul territorio al fine di prevenire e gestire la diffusione delle principali patologie negli animali di interesse zootecnico; Sorveglianza passiva: gestione delle patologie quando sono già presenti in allevamento al fine di ridurre il danno economico e soddisfare i portatori di interesse e i Piani Istituzionali: sorveglianza sulle malattie soggette e monitorate nei Piani.

A questa missione si associa, in modo originale rispetto ad altre strutture e laboratori, la produzione di vaccini autogeni, impiegati per contrastare la diffusione di malattie infettive e per contrastare il fenomeno dell’antibiotico resistenza (AMR).  Altro ambito operativo molto importante è la Sicurezza Alimentare in risposta all’obiettivo primario delle programmazioni sanitarie nazionali e regionali, in armonia con la politica dell’Unione Europea. Ulteriore ambito operativo dell’Istituto è la Ricerca Sperimentale sulla eziologia, la patogenesi e la profilassi delle malattie infettive degli animali, e in particolare delle zoonosi, ovvero le malattie degli animali che sono trasmissibili all’uomo. 

Un altro ambito di ricerca, sempre fortemente legato al concetto della One Health, è lo studio delle malattie trasmesse da artropodi vettori. La comparsa negli ultimi anni di una lunga serie di “nuove” malattie, di interesse animale ma anche con carattere di zoonosi (West Nile Disease, Chikungunya, Dengue, malattie trasmesse dal morso delle zecche, ecc.) impone una continua ed intensa attività di ricerca, per approfondire l’epidemiologia di queste malattie e per identificare le misure più opportuno per il loro controllo e prevenzione negli animali e nell’uomo.

Infine mi viene da pensare a tutte le tematiche relative allo studio dei contaminanti di origine ambientale che, per il tramite dei prodotti alimentari, arrivano ai consumatori. 

Da ultimo, ma non certamente per importanza, la RICERCA dell’IZSUM che si concentra moltissimo sulle tematiche dei propri centri di referenza nazionali; primo fra tutti quello relativo alla peste suina africana.

In che modo l’Istituto contribuisce alla prevenzione e al controllo delle malattie zoonotiche, quelle che possono essere trasmesse dagli animali all’uomo?

L’Istituto, in questi anni ha rilevato l’esigenza di valorizzare al meglio il proprio patrimonio organizzativo per essere in grado di rispondere sempre con maggiore efficacia ed efficienza, alle richieste del “mercato dei servizi” sia essi relativi ai clienti istituzionali che agli operatori privati, attraverso un’interazione ed integrazione delle funzioni delle diverse componenti della sanità, intesa appunto come salute unica (One Health).

Quali sono le innovazioni più recenti sviluppate dall’Istituto nel campo della diagnostica   veterinaria?

Negli ultimi anni, l’impiego di innovative   tecniche biomolecolari ha aperto nuovi scenari di ricerca a sviluppo in ambito della diagnostica e profilassi delle malattie infettive, permettendo uno studio più approfondito dei fattori di patogenicità dei microrganismi, delle interazioni microrganismo- ospite, dei meccanismi di funzionamento dei sistemi immunitari di difesa e di controllo nelle diverse specie animali.

Nel settore dell’antimicrobico resistenza, sono state messe a disposizione procedure specifiche per la caratterizzazione di profili di resistenza emergenti o critici. In casi di profili di resistenza emergenti o con potenzialità zoonotiche sono state impiegate innovative tecniche di identificazione microbica (MALD-ITOF) e di caratterizzazione filogenetica attraverso la tecnica di Next Generation Sequencing (NGS).

Può raccontarci come l’Istituto affronta un’emergenza sanitaria veterinaria? Quali sono i protocolli seguiti?   

L’esperienza pluriennale dell’Istituto nella gestione delle emergenze (epidemiche e non epidemiche) ha insegnato come la capacità di risposta rapida ed efficace risieda, in primis, su un adeguato livello di preparazione. Pertanto, l’Ente si è impegnato nello sviluppare e aggiornare manuali operativi di intervento per fronteggiare epidemie dilaganti come la Peste suina Africana (PSA). Infatti è importante puntualizzare che il nostro Istituto è Centro di Referenza Nazionale per lo studio delle malattie da Pestivirus e Asfivirus, Retrovirus, Rinotracheite infettiva del bovino (IBR) e per il controllo Microbiologico e chimico dei Molluschi Bivalvi e pertanto svolge attività di consulenza e supporto a tutti gli Enti e le professionalità che possano avere un ruolo attivo, siano esse del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale.

Quali sono stati i principali insegnamenti appresi dalla gestione di emergenze sanitarie passate?

Come anticipato per affrontare le Emergenze epidemiche e non, è fondamentale la stesura di Piani Operativi dove vengono chiaramente individuate le risorse, definiti i compiti, le responsabilità e le modalità d’intervento e di coordinamento dei diversi livelli istituzionali, responsabili della prevenzione e del controllo delle malattie animali, dove vengono definite le misure à di sorveglianza e di eradicazione da adottare nonché di gestione delle emergenze in caso di focolai a carattere epidemico. 

Quali sono le sfide future che l’Istituto dovrà affrontare per continuare a garantire un efficace controllo sanitario degli animali?

Le sfide future sono legati all’individuazione e sviluppo di ulteriori misure da adottare per contrastare il dilagante fenomeno dell’antimicrobico resistenza e per contenere le emergenze sanitarie epidemiche a livello regionale e nazionale.

Ulteriore sfida per il nostro Istituto è quella di riuscire a realizzare  un Polo Strategico Produttivo Nazionale Pubblico con strutture ad elevato contenimento biologic,o destinato allo sviluppo e alla produzione di vaccini per il controllo delle malattie infettive degli animali.

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